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Patrimonio culturale
Descrizione
Le origini di Villar Dora sono romane. Ritrovamenti di quest’epoca testimoniano con sicurezza come nella zona esistesse una villa, che probabilmente sta all’origine del nome del paese, situato in posizione strategica, sulle alture di Malano, punto di passaggio nella valle.
La storia di Villar Dora è legata alle vicende dei Savoia, che vantano diritti sul paese. Degno di nota è il castello, costruito sul luogo di insediamenti romani e preromani, ma eretto, nella sua parte più antica, nel XIII secolo: esistono documenti di quel periodo che certificano la presenza di tre torrioni abitati dai Montvernier, dai de Thouvet-De Sala e dagli Aiguebelle. Tra il XIV ed il XV secolo il castello viene acquistato dai Provana che vi costruiscono la torre cilindrica e i sovralzi gotici.
Il castello viene poi danneggiato dalle truppe del Catinat (1691) e tra il ‘700 e la prima metà dell’800 interventi di ristrutturazione mascherano le strutture medievali. Nella seconda metà dell’Ottocento si costruisce il giardino sostenuto da archi. L’aspetto quattrocentesco è poi stato ripristinato con la ristrutturazione precedente alla prima guerra mondiale, ad opera dell’architetto Bertea e del conte Carlo Antonielli d’Oulx, famiglia questa che aveva ricevuto in dote il castello dai Provana a fine Ottocento. Tra il Quattrocento ed il Seicento nell’area di Villardora transitano le truppe coinvolte nella guerra tra Francia e Spagna, fino alla seconda metà del Seicento, quando il paese viene occupato dai francesi e il castello viene in parte distrutto. Un paese di nome Villar viene citato per la prima volta nell’anno 1000, quando un diploma dell’imperatore Ottone III attribuisce il titolo di marchese a Olderico Manfredi concedendogli alcuni beni, tra i quali appunto Villar. Che si tratti proprio di Villardora non è certo. È invece certa la citazione del 1176, quando l’editto di Pietro de Thouvet, nobile di provenienza savoiarda, concede franchigie comunali al paese, che a quell’epoca si chiamava Villar Almese. Il potere dei de Thouvet continua fino al 1400, quando a loro succedono i Provana, banchieri astigiani.
All’inizio del 1700 Villar Dora è composto da 15 borgate in zona precollinare, si estende poco in pianura ed è limitato a sud dalla Dora, come risulta da una descrizione del catasto dell’epoca. In quegli anni le riforme di Vittorio Amedeo tendono a ridimensionare il potere delle signorie e ne fanno le spese anche i Provana.
Anche i contadini, molto poveri, non sono più disposti a sopportare lo strapotere dei nobili e i riflessi della rivoluzione francese si fanno sentire: organizzano sommosse popolari per ottenere il ribasso dei prezzi dei generi alimentari e perchè vengano abolite le concessioni. A scontrarsi apertamente con la politica monarchica e con i Savoia sono i ricchi possidenti terrieri, impiegati comunali.
Nel periodo napoleonico Villar Dora prevale su Almese e diventa capoluogo dell’area che comprende Caprie e Novaretto.
A fine Ottocento viene fondata a Villar Dora una società di mutuo soccorso, avviata da Fortunato Perino, proprietario della Fornace. Ha l’obiettivo di assistere reciprocamente gli iscritti e istituire uno spaccio alimentare a prezzi bassi: l’idea è vincente, tanto che, sotto forma di supermercato a gestione cooperativa, esiste tuttora.
Della fornace di via Sant’Ambrgio, l’altro edificio simbolo di Villar Dora, che dal ‘700 è stato alla base dell’economia del paese, restano oggi soltanto ruderi sormontati dalla ciminiera. Nel 1928 il regime fascista impone l’accorpamento di Villar Dora con Almese; il municipio viene trasformato in scuola e solo nel secondo dopoguerra tornerà Comune autonomo. Nel settembre 1955 venne, infatti, ricostituito il comune di Villar Dora.
Un apposito comitato costituito nel 1947 e formato da: Martino Franchino, Giuseppe Coletto, Don Oreste Caramello, Felice Richetto, Gaspare Coletto, Edoardo Ferrero, Mario Richetto, Giuseppe Ferrero, Crescentino Grande, Ladino Adorno, raccolse le firme e seguì tutto l’iter burocratico che riportò la municipalità a Villar Dora con il Decreto del Presidente della Repubblica dell’11 aprile 1955 pubblicato sul numero 145 della Gazzetta Ufficiale.
Lo stemma
Lo stemma villardorese è costituito da uno scudo sannitico sormontato dalla corona dei comuni e contornato da due tralci di foglie: come nell’emblema della Repubblica Italiana sono disegnati un ramo d’ulivo e uno di quercia, qui legati insieme da un nastro tricolore. Lo scudo è decorato con il Castello e la Torre, due simboli che contraddistinguono il Comune di Villar Dora; entrambi di color rosso e merlati alla guelfa, sorgono in primo piano su un prato verde e si stagliano su uno sfondo che sfuma dal bianco all’azzurro.
«D’argento al castello di rosso, finestrato, merlato alla guelfa; al fianco sinistro una torre di rosso; il tutto movente da una rocca di verde.»
Un altro simbolo del Paese, sebbene non rappresentato in alcuna forma ufficiale, è costituito dalle ciliegie: un tempo la coltivazione di questo frutto costituiva una delle più importanti attività agricole del territorio. Oggi, in una realtà profondamente cambiata, le ciliegie hanno perso la loro importanza economica, ma rimangono tuttavia un simbolo importante di Villar Dora.
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